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sabato 7 aprile 2012

Siamo un virus non immune all'autocontagio

Quella sensazione di disagio psicologico più che fisico; quella sensazione di fame con lo stomaco gonfio; quella sensazione di amore col cuore pieno di indifferenza.
Non vorrei realmente mai capire perchè la gente ha un assunto di essenziale totalmente diverso dal mio. Come vivere su due pianeti distinti, meglio in due universi paralleli, ma tangenti ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo. Un qualcosa che non esiste, ma che è in essere.

Si cerca la pace e si costruiscono le guerre; si cerca di sfamare e si crea costantemente la fame; si cerca la cultura e si bruciano puntualmente i libri.

Una cultura dell'essere terribilmente non affascinante, non istruttiva, non costruttiva, ma semplicemente troppo utopistica, reale. Il cercare qualcosa per poi allontanarsi da quel qualcosa solo perchè, quel qualcosa, lo vediamo troppo lontano o troppo astruso per essere fatto nostro: privandoci di privilegi, danari, benessere sociale.

Culliamo la pace fra le nostre labbra, ma imbracciamo pistole e fucili.

Il mondo mai cambierà fino a quando non capiremo che battersi per gli altri è la prima volontà per una pace considerevole. Se tutti combattessimo per portare un po' di pace al prossimo (senza alcun riferimento religioso), in una generazione il mondo fiorirebbe in una primavera della storia. Purtroppo pensiamo e vogliamo credere che così facendo, noi, andremmo sempre più in basso in una scala sociale solo a noi nota, solo a noi degna di nota. Purtroppo la non lungimiranza del pensiero porta ad un incancrenimento della società e dell'uomo stesso.

Quando realmente capiremo così significano la pace, la cultura, la fame e l'amore, queste meraviglie le avremo già trasformate in guerra, ignoranza, fame e indifferenza. Siamo un virus, un virus destinato ad estinguersi per colpa propria.



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