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domenica 19 agosto 2012

Quello che (non) ho

Non so se avete presente quella sensazione di volo sensoriale: di un lussureggiante e floreale giardino, con un tavolo estratto da un tronco d'albero ancora resinoso, con una sedia che è cespuglio e con un rumore che è musica. Be', sì, forse non la avrete presente perché non è cosa da tutti: c'è chi può e chi non può. Chi può continuerà a lodarla, continuerà a far visita al giardino di resina con la speranza di non smettere mai le proprie visite; chi non può continuerà a non capire e con atti nefandi colpire quel giardino, a lui astratto, solo perché lui non può. 'Quello che non ho è quel che non mi manca', diceva De André: ma se d'improvviso dovessi ottenerlo? Continueresti ad essere staccato verso di esso o lo includeresti in quel che hai e quindi canteresti che non ti manca ad un altro qualcosa o qualcuno qualunque?


lunedì 28 maggio 2012

Una crasi quasi perfetta

lì 28 maggio 2012


Culturalmente anteponiamo, in una piramide gerarchica mai vista, sentita e letta, l'amore all'amicizia. Lusinghiamo l'amore come fosse un bocciuolo di rosa, sferzato dal vento, annegato dalla pioggia e freddato dai ghiacci, mentre abbandoniamo l'amicizia lungo la 'vita crucis' con noncuranza, né tanto meno un briciolo di sentimento. Poi il Sole sorge e la Luna fa capolino e allora tutto cambia, si capovolge: l'amicizia, come tenera coperta fra i freddi d'inverno, ci copre e ci avvolge nel vero bocciuolo di rosa; quel bocciuolo dove Sole e Luna si dan la mano, dove la primavera profuma e fiorisce la Terra.



domenica 13 maggio 2012

Sabato sera, sabato notte

lì 13/05/2012


Un sabato sera insolito, passato a casa. Un sabato sera con i vicini in festa ed anche io, un po' per osmosi, ero in festa. Arricchito dalle risa contente e felici di chi così di rado sento sorridere. Decisamente un buon sabato sera, ma dopo arriva la notte. Il sabato notte è differente dal sabato sera, oggi tecnicamente è già domenica e la notte è stranamente magnifica. Sento le folate di vento, fuori, al fresco mentre io scrivo sotto la luce fioca della lampada. Scrivo ed aggiorno questo mio mini diario, mentre vorrei imbracciare la chitarra per poter scrivere qualcosa di più sentito. Non amo scrivere i testi e poi la musica, sono troppo indottrinato forse. Potrei proseguire con il libro che sto, pian piano, scrivendo, ma temo che la notte diverrebbe dì e non me lo posso permettere: dovrò, quando il Sole sarà sorto a noi, studiare.



mercoledì 25 aprile 2012

La libertà ha una data d'inizio, almeno per noi.

li 25/04/2012


Il 25/04/1945 l'Italia venne liberata, grazie Alleati e alla resistenza partigiana, dal dominio nazifascista.

Bello, sano e veritiero è ricordarci sempre che noi, ora, siamo qui magari a disquisire sull'argomento grazie ai giovani americani, inglesi e italiani morti chi per il valore di libertà, chi per il valore di patria. A loro s'alza sempre il mio pensiero e mai smetterò di ringraziarli, dal più profondo del cuore.
Noi come nazione, soprattutto nella storia recente, siamo sempre stati a nostra detta furbi, a giudizio dei posteri salvati. Dobbiamo ringraziare animatamente chi, pur non avendo legami con noi se non lo stesso pianeta su cui poggiare i piedi, venne a liberarci da una politica monarchica da noi scelta, votata e sostenuta.
Detto ciò, rinnovo il mio pensiero alle famiglie delle vittime e alle vittime stesse della II mondiale e a quei ragazzi miei coetanei che, chi da partigiano, chi da Alleato, spesero la vita per permettermi di vivere la mia.

L'Italia siamo noi, con autodeterminazione, cultura millenaria e amor di popolo: non buttiamo tutto questo dal balcone di vani e poco sani comizi.



martedì 17 aprile 2012

Il plenilunio dell'Universo

lì 16/04/2012
ore 23.45


Con sempre meno costanza mi accingo a questo blog per scrivere i miei pensieri, tenendoli sempre più impressi nella mente, nella memoria fino a farli svanire in un sogno. Sono sempre troppo impegnato, o nel far nulla, o nel far troppo: in questo periodo sto facendo decisamente troppo, sicuramente il giusto. Non voglio ammorbare chi mai deciderà di intraprendere questa lettura, che già è difficile di per sé, né tanto meno voglio ammorbare me a quest'ora della sera, dopo una giornata di frenetico studio e volanti caffè amari. Voglio però porre qualche domanda, come mio solito, qualche domanda che, magari, potrà riuscire nel suo intento.

Sicuramente avrete già visto un plenilunio. Il plenilunio è il momento più adatto per osservare il cielo, così non dicono gli astronomi poiché la luce solare riflessa dalla Luna oscura alcuni miliardi di stelle che splendono dietro il cono lunare. Secondo me, da profano in materia e da compositore, è il momento più adatto per ammirare il firmamento completamente puntellato da vita. Sicuramente alla vista di un plenilunio ci si può soffermare qualche istante e dire, tra sé e sé: 'cacchio che bella Luna, che bel cielo stasera'. Capiamo, o almeno tentiamo di domandarci, quanto in realtà quello che stiamo osservando sia nostro ma non di nostra proprietà? Difficile, vero?! Quando guardo il cielo stellato, firmato da una Luna piena, mi piace pensare all'universo intero: partendo dal Sistema Solare per poi avanzare alla Via Lattea, passando da Andromeda ed arrivando all'Universo intero (sempre che d'intero si possa parlare trattando l'universo). Incredibilmente affascinante e spaventoso quanto il tutto sia immenso, per i nostri parametri di grandezza, quanto tutto sia estremamente bello e armonico. Tutto è in armonia con tutto ciò che circonda il tutto: un ammasso eterogeneo di vita che convive in omogeneità. Un ossimoro stupendamente brillante, non trovate?! La Natura.

Al prossimo plenilunio io sarò lì, per quel poco tempo, ad osservare l'universo da questa piccola finestra che abbiamo in dono dall'universo stesso. Un tassello fondamentale, sicuramente decisivo, per avvicinarsi all'esser pago, credo debba essere senz'altro guardare quella fetta di cielo e ammirare la natura con la sua pazza vena di originalità, mutatasi in vita.

lunedì 9 aprile 2012

Omertà di sangue bambino

Nel pomeriggio leggo un articolo al quanto scioccante sul quotidiano di provincia: "ragazzino quattordicenne viene picchiato selvaggiamente fuori scuola e, nell'indifferenza generale, cammina verso la stazione centrale di Pavia sanguinante all'occhio."

Io un esame di coscienza, a questo punto, fossi nella classe dirigente attuale, me lo farei. Era fra amici, i suoi compagni di classe, fra ragazzi del quinto anno che nemmeno hanno alzato un dito per metter fine ad un atroce duello fra la nuova generazione. Sconosciute le cause del litigio, ma qualsiasi esse siano non permettono, tanto meno giustificano, una reazione tale ed un assenteismo umano così esagerato. Siamo a livelli fascisti, quasi razzisti. Ragazzi di vent'anni che non intervengono per separare due ragazzini che si picchiano a calci e pugni con zampilli di sangue qua e là. 

Il ferito, questa povera creatura, cammina tra l'indifferenza di tutti i compagni di scuola - quasi duemila - e dell'intera città, fino in stazione. Lì si dirige verso il bagno pubblico, dove piangendo lacrime di sangue e singhiozzando, cerca di pulirsi l'occhio ed il volto. Lì una signora lo vede in lacrime ed in pieno sangue, di riflesso chiama la polizia e l'ambulanza che poi agiranno come dovere.

C'è talmente tanta malvagità e omertà in questi gesti che rabbrividisco di rabbia al solo pensiero. Non intervenire durante una lite fra ragazzini è da scellerati; permettere quello che quei ragazzi 'grandi' hanno permesso è sicuramente più doloso e grave della lite in sé. Lo sappiamo, una lite si può accendere facilmente fra ragazzi di quattordici anni, ma non può sfociare in una selvaggia caccia all'uomo ingabbiato in un recinto di persone inermi, quasi plaudenti e scommettitrici sull'incontro di sangue.

No, non posso accettare una cosa del genere: nessun professore, bidello, addetto alla sicurezza della scuola è intervenuto, nemmeno c'erano. Spero solo che il babbo di quel povero bambino, a cui va tutto il mio affetto, denunci prontamente tutti quelli che sono passibili di denuncia e che vada fino in fondo a questo cavillo omertoso della nostra società.

A quei cosiddetti adulti, presenti all'incontro di sangue, è andata bene che io non sia stato lì. I denti sarebbero volati a qualcun altro, sicuramente. Sono veramente triste, amareggiato e profondamente dispiaciuto per questo evento così crudele, meschino e fascio-omertoso: mi vien da piangere...




domenica 8 aprile 2012

La festa di cioccolato

Pasqua: una parola, molteplici significati.
Del suo storico significato - "passar oltre" - oggi non ce ne facciamo nulla, né tanto meno cerchiamo di comprenderlo a fondo. Siamo soliti regalare uova di cioccolato senza sapere l'origine di questa usanza, ma va bene così, tutto sommato. Il vero nocciolo della pasqua è che nessuno più la vive, parlando dei credenti, con spirito di unione e di festa per Gesù risorto, ma viene vissuta come un festa dispersiva, atta al mangiar agnelli a tutto tondo ed in ogni salsa, condita da uova al cioccolato di ogni forma e gusto. Quasi quanto il natale: oramai non si ricordano nemmeno pi cosa realmente stanno festeggiando.
Preferisco quindi chi, con coscienza e rispetto, s'esula dal credere in chissàchì per poi, invece, mangiare e bere in suo nome.

Ha davvero ancora significato festeggiare pasqua e natale, pentecoste e ascensione? Ha ancora significato credere alle parole della bibbia con una pennellata di misticismo? Possiamo ancora aver fede in chi scelse, per noi, i libri tutt'ora facenti parte della bibbia? Perché scelse quelli e non quell'altri? Libri apocrifi, ma di che?

Ha davvero ancora significato credere in un dio scritto dall'uomo?

Attendendo una risposta che mai arriverà, mi sorseggio del buon vino rosso accompagnandolo con pezzi di cioccolato Kinder, perché sì: siamo tutti un po' consumisti.



sabato 7 aprile 2012

Siamo un virus non immune all'autocontagio

Quella sensazione di disagio psicologico più che fisico; quella sensazione di fame con lo stomaco gonfio; quella sensazione di amore col cuore pieno di indifferenza.
Non vorrei realmente mai capire perchè la gente ha un assunto di essenziale totalmente diverso dal mio. Come vivere su due pianeti distinti, meglio in due universi paralleli, ma tangenti ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo. Un qualcosa che non esiste, ma che è in essere.

Si cerca la pace e si costruiscono le guerre; si cerca di sfamare e si crea costantemente la fame; si cerca la cultura e si bruciano puntualmente i libri.

Una cultura dell'essere terribilmente non affascinante, non istruttiva, non costruttiva, ma semplicemente troppo utopistica, reale. Il cercare qualcosa per poi allontanarsi da quel qualcosa solo perchè, quel qualcosa, lo vediamo troppo lontano o troppo astruso per essere fatto nostro: privandoci di privilegi, danari, benessere sociale.

Culliamo la pace fra le nostre labbra, ma imbracciamo pistole e fucili.

Il mondo mai cambierà fino a quando non capiremo che battersi per gli altri è la prima volontà per una pace considerevole. Se tutti combattessimo per portare un po' di pace al prossimo (senza alcun riferimento religioso), in una generazione il mondo fiorirebbe in una primavera della storia. Purtroppo pensiamo e vogliamo credere che così facendo, noi, andremmo sempre più in basso in una scala sociale solo a noi nota, solo a noi degna di nota. Purtroppo la non lungimiranza del pensiero porta ad un incancrenimento della società e dell'uomo stesso.

Quando realmente capiremo così significano la pace, la cultura, la fame e l'amore, queste meraviglie le avremo già trasformate in guerra, ignoranza, fame e indifferenza. Siamo un virus, un virus destinato ad estinguersi per colpa propria.



mercoledì 4 aprile 2012

Torna, implicitamente, la censura

Sempre ho cercato di far sentire la mia opinione sul mondo a chi mi sta intorno e tempo fa decisi di provarci anche su facebook. Una piattaforma cibernetica dalle potenzialità infinite. Così mi son messo d'impegno e investivo parte del mio tempo per scrivere, commentare, insinuare domande, capire il punto di vista del mondo di persone anche lontane da me, fisicamente. Questo per un po' ha funzionato fino a quando le persone si son viste costrette a scegliere se commentare me, stare 'dietro' alle mie provocazioni o se parlare di calcio, di belle fighe, di macchine e di moto. Ovviamente e liberamente hanno scelto la seconda via ed io, come rilancio, ieri stesso, ho pubblicato 'Il re senza corona' che voleva essere l'ultimo mio asso per suscitare in loro la curiosità di capire il mio mondo e magari di affacciarcisi. Come previsto, ma non come sperato, il re non ha avuto ascolto, quindi io ho preso la mia decisione.

Mi censuro totalmente su facebook e abbandono l'idea, tanto sperata quanto inutile, di riuscire ad utilizzare quella piattaforma come un veicolo interculturale.
Quel che mi spiace è che l'ignoranza ha, ancora una volta, censurato la cultura.



martedì 3 aprile 2012

Re senza corona

Sono il re senza corona | di una nazione senza territorio, | di un popolo senza cultura | con un passato senza ricordo. | Al di sopra di tutti ci sono io, | o almeno così mi hanno detto | che persino il buon Dio | ha timore del mio veto. | Con le leggi io ci gioco, | con la giustizia mi diletto: | non sto attento nemmeno al fuoco | perché da tutto io son protetto. | Il popolo senza cultura | di me teme e china il capo, | perché sa che con arcigna freddura | io regno incontrastato. | Ai ribelli senza legge | io punto il dito e dico: | seguite i vostri pari nel gregge | o vi incappuccerò al fico. |
Un dì un bandito | osò sfidare il trono | e con un anello al dito | dichiarò il non perdono | per tutte quelle persone uccise | da un re senza corona | capace solo di aggiunger accise | e di non mollar la d'oro poltrona. | Il bandito sfidò a duello, | con a premio la democrazia, | quel re tanto agnello | da chieder aiuto all'esercito e all'abbazia. | Il soccorso venne negato | sicché il bandito aiuti non aveva, | il re non poteva esser aiutato | doveva star dritto sulla schiena. | Lo scontro fu cruento, | ma senza alcuna difficoltà | il fuorilegge irruento | spezzò lo scudo di sua maestà. | Il re messo alle corde, | il senza corona sconfitto, | ordinò al suo Caronte | d'uccidere il bandito. | Il cavaliere negò l'aiuto | e con lui l'esercito intero, | si schierarono col bandito | per essere liberi davvero. | Il fuorilegge come ultimo gesto, | per la nuova democrazia, | rinchiuse il tiranno indigesto, | per poi andarsene via."

- Piuminchiostro


venerdì 30 marzo 2012

Prima(vera) (s)volta

Mai ho amato spasmodicamente la primavera, tanto più da quando ho scoperto le mie allergie annesse a questa, meravigliosa, stagione. Ammetto che qualcosa è cambiato: c'è qualcosa di diverso in questa primavera o in questo me che vive questa primavera. Ora, quando mi alzo la mattina, ho voglia di aprire le persiane e liberare le finestre, permettere così alla luce ancora fievole del giorno di farsi strada in casa, attraverso l'aria, per riscaldarla e portare un po' della vivacità tipica di stagione. Sapete, come se un germe della vita, un virus portatore di vaccino, circolasse per le correnti d'aria e le rinfrescasse, donando loro freschezza, la quale vien propugnata alla vita stessa per ringiovanirla in una primavera floreale e frizzante. In questi giorni canta anche un venticello caldo e lieve che smuove un po' questi brividi di freschezza, così nuovi che noi risultiamo ancora troppo obsoleti per poterne beneficiare. E' un paesaggio, una vista, un sentire la natura candida e iridescente.

La settimana prossima saremo in fase di plenilunio e aspetto con voglia e passione il momento per stendermi sul verde prato, alto sulla collina, a leggere la Luna.



lunedì 26 marzo 2012

Obesi di obesità

li 26/03/2012

Era da un po' di giorni che non m'avvicinavo a Piuminchiostro e devo dire che ne ho sentita la mancanza, non tanto fisica quanto mentale. Piuminchiostro nasce proprio come blog personale dove poter inserire, giorno per giorno, esperienza per esperienza, quegli avvenimenti che reputo possano interessare a chi mai si dovesse cimentare in una lettura senza tempo, senza terra, senza impegno.
Scambiando qualche e-mail con un'amica mi ritrovo scritto, sullo schermo, pensieri che realmente condivido, ma che non pensavo di poter scrivere. Pensieri che ognuno di noi, in fondo, ha, ma che esprimerli sembra quasi futile, inutile se non ritorsivo. Queste e-mail trattavano vasti argomenti, uno su tutti la libertà della storia.

Siamo realmente sicuri che la storia che conosciamo, dall'invenzione della scrittura a noi, sia totalmente vera? Avete mai visto la trilogia di Matrix? Be', se non lo avete fatto, fatelo: perdete qualche ora del vostro preziosissimo tempo per arricchire la vostra mente, in prima battuta di un bel film del quale non saprete cosa farvene, in seconda battuta di un'esperienza di vita che, forse, ha le stesse probabilità effettive che ha la tastiera su cui io ora sto pigiando i tasti, d'essere reale.
Se la nostra storia, quindi noi medesimi, fosse stata falsata? Fosse stata distillata a tavolino, magari in una taberna dove oste e avvinazzati fremevano e per bene e per servire, mentre alcuni saltimbanchi, più in là, copulando emettevano gemiti d'amore? Se il Nazareno fosse stato soltanto un uomo e di divino fosse solo il suo pensiero? Se la guerra punica che decise la cultura occidentale non fosse stata vinta da chi l'ha vinta? Se Leonardo non fosse stato solo un inventore, scrittore, artista, musicista, architetto? Se prima della scrittura fosse esistita un'altra tipologia di scrittura a noi, ora, sconosciuta e impossibile? Se noi ora vivessimo in uno spazio tridimensionale vivo, solo, sullo schermo di una personalità alienata con un'età prossima ai nostri quindici anni?

Credo che se non fossimo obesi di obesità come, effettivamente, lo siamo, avremmo la capacità mentale, dataci dal nostro creatore o innata che sia, di capire i meccanismi della vera storia, grazie alla cultura. Forse i grandi filosofi non avevano tutti i torti subissandosi di domande, all'apparenza inutili e prive di risposta, ma in lontananza assai nitide e palesi.



lunedì 19 marzo 2012

Un papà che gioca col bimbo

Nel lungo corso della mia breve vita mi sono più e più volte chiesto quale fosse il mio scopo, perché proprio qui, perché in questo dato periodo storico. Queste domande mai trovarono risposta, ma da buone filosofe aprirono sempre a nuove domande. Be', in questa giornata di ogni anno, una la socchiudo, perché una risposta la trovo, per poi riaprirla per il restante tempo.
Son passati ormai 23 anni da quando io nacqui e molte cose, credenze, abitudini son cambiate: lo vedo palese con i miei fratelli di 8 anni più piccini. Una cosa in papà non cambia mai, ma credo un po' in tutti i papà: prima di loro vengono i fanciulli. Questo alto valore etico che io non mi vanto di avere imparato, me l'ha insegnato sicuramente per parte il mio papà. Che stessi bene, male, senza soldi, con i soldi, triste, arrabbiato, ansioso, c'è sempre stato lui che con una battuta in dialetto mi faceva e ridere e respirare.
Ho avuto anni brutti, in adolescenza, che han messo alla prova, in dura prova, mamma e papà, quanto me stesso. Il bene s'è calcinato, la vicinanza aumentata ancora e la famigliarità, da non sottovalutare, intonacata.

Papà è un punto fermo che splende come un diamante in mezzo al cuore: auguri papà!



martedì 13 marzo 2012

Il mercato del martedì, una piccola festa nel paesello

li 13/03/2012


Proprio poco fa decisi di andare a fare due salti sul mercato del paese, rigorosamente appiedato. Appena uscito dalla via, sento in lontananza, trasportata dalla leggera brezza mattutina, una lieve e melodica musica ondeggiante: prima su e poi giù, prima su e poi giù. Voltandomi verso sud s'apre agli occhi un panorama che pochi, purtroppo, possono godersi appena fuor di casa. Un immenso prato verde, dove d'estate si coglie il grano, in primavera ribolle di fiori, piantine selvatiche, graminacee: ai margini un crescer d'alberi da cornice, giù per una strada persa di campagna, fino a recintare la steppa con una fattoria poco più in là. Alzando lo sguardo, grazie ad un cielo terso e spumeggiante di mille blu, si intravedono e vedono i colli dell'Oltrepò Pavese sbiancati da un flebile velo biancastro dovuto all'evaporazione dell'acqua nel suolo, dati i quasi 30° delle h 11:50.

Nella via per i giardinetti del paese, da una casa il ribollir dell'acqua prende la mia attenzione e la porta con sé, permettendomi d'udir un ragazzo che, cucinando, canticchia una canzoncina messa a volume massimo sullo stereo di casa.

Giungo finalmente ai giardini pubblici, ad un passo dal mercato, ma mi voglio fermare un momento per assaporare l'odor di erba, di prato, di alberi maestosi e secolari che, grazie ad un po' di fortuna, un paesotto come il mio si può permettere d'avere. Il tutto guarnito da nonne e nonni con i lor nipotini che li fan trottare prima di qua e poi di là, fin su sui giochi e poi giù sulle panchine. Varcando la porta immaginaria del mercato sobbalzo davanti a un fremito di rumori e suoni: c'è un terzetto di suonatori ambulanti, trombettisti e fisarmonicisti che rallegrano il martedì di mercato in cambio di qualche € per una bottiglia di vino e tre panini. Scorrendo il mercato per il suo lato lungo si odono venditori che chiacchierano tra loro nelle loro più disparate lingue e dialetti, venditori che incentivano i passanti a fermarsi per far compere alle proprie bancarelle. Un bailame che vivacizza un paese abituato ad una routine tutt'altro che vivace.



lunedì 12 marzo 2012

La realtà del libro

li 12/03/2012


Penso che i libri siano seriamente sottovalutati.
Quando ho voglia di leggere ed apro il libro, sfogliando le pagine col pollice fino ad arrivare al segnalibro del caso, o addirittura fino ad arrivare, dall'ultima, alla prima pagina permettendo ad un effluvio impercettibile di fuoriuscire dal segreto delle pagine e inondare la vita nei dintorni di un meraviglioso brio, è come se venissi risucchiato ed attratto da un vortice di sensazioni che permettono alla mia mente di conoscere e vivere una realtà a sé stante: la realtà del libro. Leggere, riga dopo riga, pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo la storia, le vite, le speranze, le illusioni, le amarezze, le gioie, gli amori, le debolezze e le commozioni dei personaggi del libro è un qualcosa di etereo ed incondizionabile. Non è opinabile il bagliore lussureggiante negli occhi di un lettore; anche un non lettore, se lettore, s'abbaglierebbe di questa luce.

I libri sono sottovalutati perchè ritenuti obsoleti, vecchi, sporchi, polverosi. Ritenuti come una perdita di tempo vengono elogiati, ma messi a margine, fuori dal cerchio 'delle cose da fare' e da far fare, aggiungerei. La bellezza di sfogliare un vecchio libro polveroso, la gioia di spulciare un nuovo libro appena stampato, la gioia nello scrivere un libro inserendo parole dopo parole collegate fra loro da un filo logico che solo il punto finale può capitolare e completare.

Sono un'immensa ricchezza che mai passerà: la carta mai si dimentica di ciò che è scritto su sé stessa.
Quando aprendo un libro sentirai una brezza vitae e chiudendo il libro tentennerai come alla perdita di un amico, allora sì che potrai ritenerti fortunato perché avrai appena concluso un'avventura che non è fine, ma principio.


mercoledì 7 marzo 2012

Femmina è poesia

Nata da una leggenda fa la sua comparsa sulla Terra; da molti ritenuta infima, un oggetto puerile necessario, quantomeno, per la procreazione. Oggetto di soprusi, violenze, ingiustizie, alienazioni e di rilevanza marginale per millenni di storia.
Amala, adornala d'amore e di sorrisi. Incoronala e proteggila, adorala e vivila: merita solo il meglio, d'altronde, come ognuno di noi.
Amala!


Io immagino - I

 li 07/03/2012


Immagino un mondo dove tutto è talmente libero, che la sua società nemmeno conosce il significato di libertà;
immagino un mondo dove libri, musica e quadri son gratis, vincitori su ideali politici ed economici;
immagino un mondo dove l'amore non è predicato, ma dove, l'uomo, vien guardato dal peccato;
immagino un mondo, però, che conosce il dolore, lo rispetta e lo protegge: non esiste un qualcosa se il suo opposto è inesistente.


- in sottofondo 'give peace a chance' di un immenso J. Lennon -


giovedì 1 marzo 2012

In piazza c'è un lupo che ulula ad un amico lontano.

li 01/03/2012


Inizia male questa bella giornata di marzo, la sua prima a dire il vero. Si narra che marzo sia un mese pazzo, non solo per l'assonanza dei termini, ma per la strana posizione del Sole che oggi ci giunge caldo, domani ci giunge freddo.
Il risveglio non è dei migliori, dettato da un sonno tormentato e da sogni poco risibili e mnemonici. Il caffè latte riesce, per pochi minuti, a risollevare l'umore sogno-patico, con l'aiuto del sole che, aprendo le persiane, fa capolino fra i rami nudi delle piante, sorvola e riscalda le siepi e si posa sul tavolo da pranzo.
L'avviarsi al PC per le solite notizie mattutine non è dei migliori, per nulla. L'ansa ancora non parla della morte, ma gli amici de 'Lo zoo di 105' annunciano, su twitter, la morte del Genio della musica: Lucio Dalla.

Lucio Dalla era, per la musica, come uno sgabello su cui salire e mostrarsi al pulpito del mondo. Un uomo che della sua simpatia e goliardia fece scudo e della penna e della carta fece arma. Le sue poesie raccontano un mondo che non sempre si è pronti ad affrontare, ma che lui, come altri suoi amici e colleghi, riescono a flebarti con poche dosi alla volta riempendo il vuoto che dentro di te si annida, si culla.

Non è una buona giornata, è una pessima giornata irradiata da uno splendido Sole e accompagnata dall'effluvio di poesia che riempe l'aria fino a renderla densa, colorata, riflettente.
Non è una buona giornata ed io sono in lutto per la morte di un amico a cui mai strinsi la mano, ma che sovente strinsi il cuore.

Non è una buona giornata, ma il pensiero a ciò che Lucio ci ha lasciato mi soddisfa di gioia e orgoglio.
 

Ciao Lucio,
attento al lupo!




lunedì 27 febbraio 2012

Due bicchier di vino ed un'amicizia

Ho ripescato, nel vecchio blog, un pensiero che scrissi sull'amicizia anni fa.
Lo ripropongo e ammetto che rileggere ciò che io stesso scrissi su di un sentimento così profondo è al quanto imbarazzante.

__________

Questa sera parlerò dell'amicizia e del suo fascino.

Fortunatamente ho il piacere di essere amico di persone eccezionali, alcune delle quali le conosco da anni. Ho avuto la fortuna di esser amico di persone ancor più speciali: non avendole più vicino a me, le vivo nel loro ricordo.
L'amicizia è una sensazione unica, di enorme impatto sull'emotività dell'uomo. Avere davanti a sé una persona, prima estranea, poi conoscente, poi amica a cui confidare sé stessi è sorprendentemente appagante. La bilancia amicale è magnifica. Dare e avere: mai equi ma sempre appaganti l'un l'altro.
  • Seduti ad un bar, su una panchina in un parco con bambini che giocano ai piedi, donne che passano e camminano parlando e spettegolando di alcuni personaggi famosi e tu lì, col tuo amico mentre si chiacchiera. Lo fai aprire, sfogare del suo peso che lo soffoca e che non gli permette di vivere serenamente. Non che parlandone con te si risolva tutto ma sicuramente si alleggerisce. Lui che si guarda attorno, sviando il tuo sguardo per paura di incepparsi durante il racconto. Tu che lo fissi dritto negli occhi per carpire qualsiasi smorfia che possa rafforzare o declinare quello che ti sta dicendo.

  • Darsi appuntamento al campo di calcetto per la partita settimanale. Darsele di santa ragione per poi finire in pizzeria a mangiarsi una pizza con una bella birra ghiacciata.

  • Poi c'è l'amicizia fra uomo e donna. Assolutamente non paritaria ma straordinaria, bellissima: migliore di ogni infatuazione o storia d'amore. Ti ingelosisci di lei senza che lei sia realmente tua. Quella voglia morbosa di sentirla, di parlare, di averla vicino che nemmeno con la tua donna sarebbe tale. Quella voglia di condividere con lei ogni momento, bello e brutto della tua vita pur sapendo che, fra poco, tutto finirà. Perchè sì... questo genere di amicizia finisce e quando termina strugge e pietrifica i cuori. Chi ha avuto la fortuna di viverla non sarà mai più come prima. Non si aprirà mai più ad un'altra persona in totale amore, in totale fiducia. Quest'amicizia è tanto bella quanto distruttiva ma vale la pena di provarla, di viverla. Almeno una volta.

In sostanza l'amicizia è il bastone della vita: senza di esso non ci si rialzerebbe più.
Un grazie infinito a chi mi è amico ed a chi lo è stato: siete parte di me.

Un viaggio di domenica

li 27/02/2012


Il sole splende, il vento soffia, la natura si muove anche se noi poco interagiamo con essa.
Dopo la deliziosa giornata di ieri, passata in viaggio con amici, per la nostra bellissima terra, oggi si torna alla quotidianità auspicando che questa possa coincidere con il nostro divertimento personale. Lavorare e vivere di ciò che sappiamo fare, di ciò che ci piace fare è il vero fondamentale della libertà. Difficile oggi, con la cultura caotica e xenofoba che ci circonda, da raggiungere e da capire, ma che credo sia non il punto d'arrivo finale, bensì il punto d'arrivo per poi iniziare un'esistenza reale e completa.
In fondo, siamo tutti un po' prigionieri ed intrappolati in una Matrix contemporanea; siamo un po' tutti prigionieri dei nostri ideali, che nostri non sono, delle nostre paure, che nostre non sono, dei nostri piaceri... ammesso che siano reali.

Il sole splende: utilizzo la sua luce chiara per poter leggere qualche pagina e incontrare il 'white rabbit' che, forse, mi porterà alla realtà: sicuramente una realtà meno soggiogata di quella che comunemente si chiama, convenzionalmente, realtà.


- il tutto accompagnato da questa bella immagine e da 'Lemon tree' in sottofondo. -